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Decima Università Popolare di Attac Italia Genova 21, 22 e 23 maggio CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA Decima Università Popolare di Attac Italia Genova 21, 22 e 23 maggio CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA E CRISI CLIMATICA-AMBIENTALE: PROPOSTE PER INVERTIRE LA ROTTA Quale agricoltura per combattere la fame Valeria Sodano 1

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Stato delle Colonie europee nel 1945 8 Stato delle Colonie europee nel 1945 8

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Top Ten Wheat Producers Below are the leading wheat producers for the 2005 -6 Top Ten Wheat Producers Below are the leading wheat producers for the 2005 -6 season. The top 10 producers accounted for over two-thirds of global wheat harvests. China … 96. 2 million tonnes (15. 4% of global wheat production) India … 72 million (11. 5%) United States … 57. 1 million (9. 1%) Russia … 45. 5 million (7. 3%) France … 36. 9 million (5. 9%) Canada … 25. 5 million (4. 1%) Australia … 24. 1 million (3. 8%) Germany … 23. 6 million (3. 8%) Pakistan … 21. 6 million (3. 4%) Turkey … 21 million (3. 4%) 11

Top Wheat Exporters Below are the leading wheat exporters for 2004 -5. United States Top Wheat Exporters Below are the leading wheat exporters for 2004 -5. United States … 31. 6 million tonnes (29. 9% of wheat exports from top 10 exporting countries) Australia … 18. 5 million (17. 5%) Canada … 15. 1 million (14. 3%) France … 14. 9 million (14. 1%) Argentina … 10 million (9. 5%) Russia … 4. 7 million (4. 5%) Germany … 3. 9 million (3. 7%) United Kingdom … 2. 5 million (2. 4%) Kazakhstan … 2. 4 million (2. 3%) India … 2 million (1. 9%) 12

Top Wheat Importers Below are the leading wheat Importers in 2004. China … 7. Top Wheat Importers Below are the leading wheat Importers in 2004. China … 7. 2 million tonnes (14. 6% of wheat imports from top 10 importing countries) Japan … 5. 5 million (11. 2%) Italy … 6. 5 million (13. 2%) Algeria … 5 million (10. 1%) Brazil … 4. 8 million (9. 7%) Indonesia … 4. 5 million (9. 1%) Spain … 4. 4 million (8. 9%) Egypt … 4. 4 million (8. 9%) Mexico … 3. 6 million (7. 3%) South Korea … 3. 4 million (6. 9%) 13

More than 100 countries now import wheat and 40 countries import rice. Egypt and More than 100 countries now import wheat and 40 countries import rice. Egypt and Iran rely on imports for 40% of their grain supply. Algeria, Japan, South Korea and Taiwan import 70% or more. Yemen and Israel import more than 90%. And just 6 countries - Argentina, Australia, Canada, France, Thailand the US - supply 90% of grain exports. In recent decades the US alone supplied almost half of world grain exports. 14

Le cause della fame: differenti punti di vista v LA VISIONE NEOMALTHUSIANA (la fame Le cause della fame: differenti punti di vista v LA VISIONE NEOMALTHUSIANA (la fame è una sorta di legge naturale per la quale al crescere della popolazione la limitatezza delle terre arabili e delle altre risorse necessarie alla produzione agricola determinerebbe una penuria alimentare). v. LA VISIONE SVILUPPISTA (la fame è il risultato di uno scarso sviluppo economico, inteso in termini di PIL -prodotto interno lordo-). v. LA VISIONE ETERODOSSA (la fame sarebbe il frutto di scelte politiche sostengono un sistema sociale ed economico basato sullo sfruttamento e la disuguaglianza) 15

Le cause della fame: chi ha ragione? I dati attuali escludono sicuramente la visione Le cause della fame: chi ha ragione? I dati attuali escludono sicuramente la visione neo-malthusiana. Negli ultimi anni la produzione agricola mondiale persona non è diminuita, mentre è aumentato il numero degli affamati. Per quel che riguarda lo sviluppo economico, questo non è una condizione sufficiente per eliminare la fame. Le vere cause della fame La fame attuale è legata alle disuguaglianze economiche ed è il frutto delle recenti politiche neoliberiste (oltreché delle vecchie politiche coloniali e delle meno vecchie politiche neocoloniali) 16

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Le ragioni della visione eterodossa La struttura e l’organizzazione dell’attuale sistema agroalimentare mondiale più Le ragioni della visione eterodossa La struttura e l’organizzazione dell’attuale sistema agroalimentare mondiale più che dall’evoluzione spontanea del mercato e della tecnologia dipende da tre regimi “di governo” del sistema stesso che si sono susseguiti dal 1870 ai nostri giorni. (Friedmann) 18

Il primo regime (the settler-colonial food regime, 18701929 ): il governo dell’impero britannico. Imposizione Il primo regime (the settler-colonial food regime, 18701929 ): il governo dell’impero britannico. Imposizione dell’ideologia del libero mercato da parte della potenza imperialistica britannica. Il secondo regime (the mercantile-industrial food regime, 1947 -1972): il governo americano. Gli USA sostituiscono la Gran Bretagna nel “governo alimentare” mondiale. Gli strumenti: sostegno dell’agricoltura interna, controllo del commercio dei cereali, food aid. Il terzo regime (1972 ad oggi): il governo delle corporation. Le corporation dettano l’agenda politica agli stati 19

Figure 4 -14. Agricultural food business chain. Source: Based on stock market data* and Figure 4 -14. Agricultural food business chain. Source: Based on stock market data* and World Bank, 2005 b. Note: CR 5 represents the market share of the top five companies listed in the global retail industry. 20

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Le politiche per combattere la fame: tre punti di vista Tre approcci di politica Le politiche per combattere la fame: tre punti di vista Tre approcci di politica alimentare Approccio liberista radicale (FMI, BM) Approccio liberista morbido (FAO) Approccio alternativo (I movimenti sociali) 22

L’approccio radicale è sostenuto da tutte quelle organizzazioni di coltivatori e movimenti sociali che L’approccio radicale è sostenuto da tutte quelle organizzazioni di coltivatori e movimenti sociali che si battono per un rinnovamento profondo dell’intero sistema agroalimentare. I principi da cui parte sono quelli di cibo come diritto umano e di sovranità alimentare, concetto quest’ultimo introdotto alla fine degli anni novanta dal movimento La Via Campesina he comprende milioni di piccoli coltivatori anche senza terra di più di 60 paesi. Il concetto di sovranità alimentare si riferisce al diritto degli individui, delle comunità e dei paesi di definire autonomamente la proprie politiche agricole e alimentari, in modo che siano appropriate alle specifiche circostanze del proprio ambiente dal punto di vista sociale, culturale ed ecologico. la sovranità alimentare include il diritto al cibo, alla produzione del cibo e più in generale alla capacità di sostenere se stessi e la propria comunità. 23

Se si parte dal concetto di sovranità alimentare le politiche per la sicurezza alimentare Se si parte dal concetto di sovranità alimentare le politiche per la sicurezza alimentare devono basarsi sul ritorno alle economie alimentari locali e devono pertanto prevedere interventi quali: riforme agrarie che assicurino il possesso della terra ai piccoli coltivatori; investimenti agricoli -in infrastrutture, credito e assistenza- diretti ai piccoli coltivatori; interventi di stabilizzazione dei prezzi e dell’offerta del tipo buffer stock a livello locale e internazionale; politiche di sostegno dell’agricoltura interna basate anche sul controllo delle importazioni; un freno alla liberalizzazione dei mercati; lo spostamento degli aiuti dall’agricoltura industriale all’agricoltura su piccola scala; la protezione delle tecniche e delle varietà agricole tradizionali; la promozione di stili alimentari sobri e legati alle potenzialità produttive delle diverse aree geografiche. 24

Per conseguire la sovranità alimentare (che di fatti è un diritto di una collettività Per conseguire la sovranità alimentare (che di fatti è un diritto di una collettività e non di un singolo soggetto) vi è bisogno di sottrarre al mercato, ed alla proprietà privata, quella sfera di attività economiche legate alla produzione di beni, quali quello alimentare, che servono per il conseguimento del rispetto dei diritti umani. In definitiva alla matrice istituzionale individualista della attuale società dovrebbe essere sostituita una matrice comunitaria “nongerarchica”, il che presuppone un rinnovamento culturale e giuridico profondo della società, in base a nuovi modelli istituzionali che purtroppo sono ancora quasi tutti da inventare. 25

Ciò che l’approccio propone è un cambiamento profondo dell’attuale sistema capitalistico neoliberista. Si noti Ciò che l’approccio propone è un cambiamento profondo dell’attuale sistema capitalistico neoliberista. Si noti che qualsiasi politica di intervento nei paesi poveri per avere successo dovrebbe essere accompagnata da cambiamenti nei paesi ricchi. Ad esempio se si vuole frenare la colonizzazione dei mercati dei paesi poveri da parte delle grandi corporation, bisogna contenerne il potere con opportune politiche di antitrust e regolamentazione nei paesi ricchi. 26

Le proposte dell’IAASTD 27 Le proposte dell’IAASTD 27

About 30% of global emissions leading to climate change are attributed to agricultural activities, About 30% of global emissions leading to climate change are attributed to agricultural activities, including land use changes such as deforestation. 28

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The fundamental challenge for AKST in rural development is how to make agriculture both The fundamental challenge for AKST in rural development is how to make agriculture both more productive and more sustainable as a source of income, food and other products and services for the benefit of all people worldwide, most of whom are living below or a little above the US$2 per day poverty line—but who also suffer many health, livelihood and environmental deprivations that are not best measured in dollars. A new approach to sustainable agriculture has to be achieved despite the growing population pressure on limited sources of all forms of natural capital (especially land, water, nutrients, stocks of living organisms and global climatic stability), many of which have already been severely degraded by former approaches to agricultural production, and which have externalized the costs of the environmental and social impacts of AKST. This Chapter has shown that the current serious situation has resulted from a culture of exploitation, coupled with a uni-dimensional approach that failed to appreciate and develop the multifunctionality of agriculture. 30

The overriding lesson of this chapter is that, although AKST has made great improvements The overriding lesson of this chapter is that, although AKST has made great improvements in productivity, the global focus of AKST to date on production issues has been at the expense of environmental and social sustainability at the local level. Consequently, natural resources have typically been overexploited and the societies have lost some of their traditions and individuality. The sustainable implementation of AKST has been impeded by inadequate understanding, inappropriate policy interventions, socioeconomic exclusion, and a failure to address the real needs of poor people. This has been exacerbated by an overemphasis on trade with industrialized countries and a set of “disconnects” between disciplines, organizations and different levels of society that have marginalized environmental and social objectives. In developing countries, and especially in Africa, the combined effect has been that poor people’s livelihoods have not benefited adequately from the Green Revolution and from globalization, due to their exclusion from the benefits of AKST. 31

At the same time, there is a diverse body of work on improving the At the same time, there is a diverse body of work on improving the productivity of degraded farming systems that is based on more sustainable approaches. These are more socially-relevant, pro-poor, approaches to agriculture, with a strong reliance on both natural resources and social capital at community and landscape levels. This body of evidence, albeit disparate at present, is largely based on diversified and integrated farming systems, which are especially appropriate for the improvement of small-scale farms in the tropics. It has a stronger emphasis on environmentally and socially sustainable agriculture and offers the hope of a better future for many millions of poor and marginalized rural households. The overriding challenge is, therefore, to revitalize farming processes and rehabilitate natural capital, based on an expanded understanding of INRM within AKST. Much of this will involve the provision of appropriate information for policy-makers and farmers and the removal of the “disconnections” between different disciplines, organizations and levels of society at the heart of AKST. This will be fundamental for the integration of the different components of AKST and the scaling-up of the existing socially and environmentally sustainable agricultural practices. 32

The objective of the International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development The objective of the International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development (IAASTD) was to assess the impacts of past, present and future agricultural knowledge, science and technology on the • reduction of hunger and poverty, • improvement of rural livelihoods and human health, and • equitable, socially, environmentally and economically sustainable development. The IAASTD was initiated in 2002 by the World Bank and the Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO) as a global consultative process to determine whether an international assessment of agricultural knowledge, science and technology was needed. Mr. Klaus Töepfer, Executive Director of the United Nations Environment Programme (UNEP) opened the first Intergovernmental Plenary (30 August – 3 September 2004) in Nairobi, Kenya, during which participants initiated a detailed scoping, preparation, drafting and peer review process. 33

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2009 has been a devastating year for the world’s hungry, marking a significant worsening 2009 has been a devastating year for the world’s hungry, marking a significant worsening of an already disappointing trend in global food security since 1996. The global economic slowdown, following on the heels of the food crisis in 2006– 08, has deprived an additional 100 million people of access to adequate food. There have been marked increases in hunger in all of the world’s major regions, and more than one billion people are now estimated to be undernourished. 35

Il primo regime (the settler-colonial food regime) data dal 1870 al 1929 e vede Il primo regime (the settler-colonial food regime) data dal 1870 al 1929 e vede l’“imposizione” dell’ideologia del libero mercato da parte della potenza imperialistica britannica per sostenere l’organizzazione della propria economia basata sul commercio transoceanico di derrate alimentari. Gli effetti del regime nelle nuove colonie furono l’indebolimento (se non la distruzione) della piccola agricoltura di sussistenza e lo sfruttamento delle terre migliori per la coltivazione di prodotti agricoli per l’industria o di spezie e alimenti di lusso. Nelle “vecchie” colonie l’effetto fu la costruzione di un modello di agricoltura intensiva su larga scala (che verrà rafforzato dalla rivoluzione agroindustriale degli anni cinquanta) ed il consolidamento del settore del commercio dei cereali con la nascita di quelle grandi imprese transnazionali che tuttora “governano” il settore. Un effetto generale di questo primo regime fu infine l’affermazione di un nuovo modello “semplificato” di dieta alimentare basato sul binomio carne-grano. 36