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Capitolo VI. REGOLAMENTAZIONE E POLITICHE PER LA CONCORRENZA Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 1
POLITICHE PER LA CONCORRENZA Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 2
Le politiche per la concorrenza • Concorrenza per il mercato: le aste • Concorrenza nel mercato: la regolamentazione Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 3
Concorrenza per il mercato: le aste Affidamento dell’offerta dei servizi a privati, che acquisiscono tale diritto se risultano vincitori di aste pubbliche Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 4
Teorema di Demsetz Un meccanismo d’asta è in grado di realizzare soluzioni di second best (p=CM), che comportano l’estrazione delle rendita del monopolista, se: • tutte le imprese possono accedere alle tecnologie più efficienti • i costi di collusione sono elevati Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 5
Alcuni meccanismi d’asta • • Asta inglese Asta olandese Asta a busta chiusa al prezzo massimo Asta in busta chiusa al second price (meccanismo alla Vickrey) Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 6
Asta al prezzo massimo • Immaginiamo due soli partecipanti, A e B • n. A e n. B siano le valutazioni vere che attribuiscono al progetto • b. A e b. B le dichiarazioni in busta • Il vantaggio del vincitore dell’asta è tanto maggiore quanto più ampia è la differenza tra ni e bi Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 7
Asta al prezzo massimo Difetto: i partecipanti che pensano di potere offrire il prezzo più elevato sono incentivati a sottovalutare. Esempio con due partecipanti: A B valutazione vera 100 60 dichiarazione in busta 61 60 Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 8
Asta al second price (Vickrey) È un asta in busta chiusa in cui • vince chi dichiara il prezzo più elevato • il vincitore paga il secondo prezzo più elevato • se il vincitore è A, paga 60 e ha un vantaggio pari a n. A(100)- b. B(60)= 40, indipendentemente da b. A. • l’incentivo a sottovalutare è eliminato Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 9
Asta al second price (Vickrey) C’è allora l’incentivo a sopravvalutare? No. Esempio: A B valutazione vera n. A n. B dichiarazione in busta b. A b. B Ex ante A può prefigurare due esiti futuri n. A > n. B n. A < n. B Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 10
Asta al second price (vickrey) In entrambi i casi non ha incentivo a sopravvalutare: 1° caso: n. A>n. B se è vero che n. A>n. B, dichiarando b. A=n. A vince. Potrebbe però temere che B sopravvaluti costringendolo a perdere. Ma ciò non è possibile. . . Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 11
Asta al second price (Vickrey) Nell’ottica ex ante di B (n. B
Asta al second price (Vickrey) ESEMPIO n. B
Limiti dei meccanismi d’asta • Possibilità di collusioni, tanto più probabili quanto meno numerosi sono i partecipanti • Il bando d’asta non è di facile scrittura (contratti incompleti) • Sono necessarie ripetizioni periodiche delle aste, ma ciò crea problema se ci sono elevati costi non recuperabili Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 14
Aspetti istituzionali in tema di aste in Italia • L’Atto Unico europeo ha allargato il numero dei partecipanti a tutti i paesi • Estensione dei contratti tipo “chiavi in mano” per evitare le lievitazioni dei costi in corso d’opera • Nomina dell’Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici nel 1999 Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 15
Concorrenza nel mercato: la regolamentazione Definizione di regole contrattuali tra lo Stato regolatore e un’impresa (pubblica o privata) che produce un bene o un servizio per conto dello Stato Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 16
Regolamentazione di servizio pubblico In presenza di consumatori del servizio, il contratto riguarda: • criteri di fissazione del prezzo del servizio • quantità e qualità dell’offerta • trasferimenti da parte dello Stato per incentivare l’impresa ad accettare il contratto • finanziamento degli investimenti Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 17
Regolamentazione di servizio pubblico Modelli di regolamentazione: 1. Costo del servizio o ROR 2. Price Cap Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 18
Costo del servizio o ror Il prezzo o tariffa è fissato aggiungendo al costo un tasso di profitto equo (ROR, Rate Of Return) sul capitale investito Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 19
Costo del servizio o ror Vantaggi • Attrae capitale privato nel settore delle utilities Svantaggi • Disincentiva il controllo dei costi • Genera sovra capitalizzazione delle imprese (effetto Averch-Johnson) Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 20
Price cap • Fissa il prezzo iniziale del servizio a un livello inferiore a quello del monopolio non regolamentato • La dinamica del prezzo del servizio avviene secondo la regola: RPI-X% RPI, Retail Price Index X% tasso di variazione della produttività Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 21
Price cap Vantaggi • Incentiva la minimizzazione dei costi, l'efficienza interna e l’innovazione • Amministrazione più semplice del ROR Svantaggi • Rischi di deterioramento della qualità del servizio Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 22
Regolamentazione e asimmetria informativa Il contratto di regolamentazione ha quasi sempre le caratteristiche di un contratto stipulato in condizioni di asimmetria informativa Rapporto Principale Agente lo Stato regolatore è il principale (P) l'impresa regolamentata è l’agente (A). Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 23
Regolamentazione e asimmetria informativa L’Agente può avere un vantaggio informativo su: • tecnica (costi) (adverse selection) • sforzo (produttività) (moral hazard) • domanda (adverse selection) Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 24
Regolamentazione e asimmetria informativa Lo stato (P) stipula un contratto in cui affida all’impresa (A) la gestione di un servizio offerto al pubblico su domanda la cui offerta è caratterizzata da monopolio naturale, . . . Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 25
Regolamentazione e asimmetria informativa cercando di realizzare condizioni di efficienza economica (massimizzazione del benessere sociale), evitando di pagare rendite ad A in ragione del vantaggio informativo di cui A dispone Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 26
Regolamentazione e asimmetria informativa Il contratto deve prevedere: • il prezzo a cui il servizio è venduto al consumatore • l’eventuale trasferimento a favore dell’impresa, nel caso in cui il prezzo non sia sufficiente a incentivare la partecipazione di A Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 27
Regolamentazione e asimmetria informativa Il modello di Loeb Magat (1979) Consideriamo il caso in cui P: • non conosce i costi di A Sia C= C(q, a) = K + aq P non conosce il valore vero di a, ma ne conosce la distribuzione di probabilità • conosce la domanda del servizio Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 28
Regolamentazione e asimmetria informativa Come può fare P a ridurre il suo deficit di informazione? • effettuare indagini, ricerche, che spesso sono costose e poco produttive • richiedere le informazioni ad A, con il rischio che questi non dia informazioni corrette (ad es. dichiari costi più elevati) (meccanismo diretto) Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 29
Regolamentazione e asimmetria informativa Un teorema della teoria dei giochi detto Principio di rivelazione afferma che la soluzione del nostro problema può essere ricercato nell’ambito dei meccanismi diretti Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 30
Regolamentazione e asimmetria informativa Il modello di Loeb Magat (1979) In un contesto di informazione completa, con funzione di costo di tipo lineare, il contratto ottimale prevede: • p uguale al costo marginale a • un trasferimento pari a T per coprire i costi fissi realizzando una soluzione di first best (analogia con il problema della tariffa a due parti) Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 31
Regolamentazione e asimmetria informativa Il modello di Loeb Magat (1979) In un contesto di asimmetria informativa si tratta di massimizzare la funzione del benessere sociale rispettando due vincoli: • vincolo di partecipazione • vincolo di compatibilità degli incentivi Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 32
Il benessere sociale è pari alla somma del surplus del consumatore e del surplus del produttore Surplus lordo del consumatore V(q)= ∫p(q)dq Surplus netto del consumatore [V(q)-p(q)q-T] Surplus netto del produttore [p(q)q-C+T] Benessere sociale: W= [V(q)-p(q)q-T]+ [p(q)q-C+T] Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 33
Il problema è la massimizzazione del valore atteso del benessere sociale: max E(W) = E([V(q)-p(q)q-T ]+ [p(q)q-C+T ]) s. t. • vincolo di partecipazione • vincolo di compatibilità degli incentivi Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 34
Vincolo di partecipazione Il prezzo fissato (p) e il trasferimento (T) devono essere tali che il profitto che A ricava sia positivo Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 35
Vincolo di compatibilità degli incentivi A è incentivato a mentire, dichiarando costi più elevati di quelli effettivamente sostenuti Il prezzo fissato e il trasferimento devono essere tali che A non abbia interesse a mentire Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 36
Vincolo di compatibilità degli incentivi Matematicamente, si tratta di imporre il vincolo che il profitto attenuto da A sia maggiore nel caso in cui dice la verità rispetto al caso in cui mente. Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 37
Vincolo di compatibilità degli incentivi Ricorda: A deve a soddisfare tutta la domanda che gli viene rivolta dai consumatori al prezzo fissato dal contratto Se dichiara un costo più elevato di quello vero, e quindi viene fissato un prezzo alto, la domanda dei consumatori cala e si riducono le possibilità di profitto Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 38
La soluzione del problema ha le seguenti fasi: P chiede ad A di dichiarare a quindi P decide il valore di p e di T Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 39
Modello di Loeb-Magat (1979) Il contratto ottimale è il seguente: p= a • T uguale all’intero surplus del consumatore. Una soluzione di first best prezzo = costo marginale Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 40
Modello di Loeb e Magat Domanda p 1 perdita . A B a 1 C p 2 D . E a 2 H p 3 q 1 q 2 Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 41 . q 3 a 3 (vero)
Modello di Loeb-Magat (1979) Il modello è interessante perché produce una soluzione di first best anche in condizione di asimmetria informativa …. Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 42
Modello di Loeb-Magat (1979) ma non è soddisfacente, perché: • valuta nello stesso modo il surplus dei consumatori e il surplus dei produttori • arriva ad una soluzione in cui al produttore è ceduta tutta la rendita Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 43
Modello di Baron-Myerson (1982) introduce l’ipotesi che il surplus dei consumatori abbia un peso maggiore del surplus dei produttori nella funzione di benessere sociale Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 44
Modello di Baron-Myerson (1982) Un questo caso la soluzione di cedere tutto il surplus non è più quella ottimale, perché ciò danneggia i consumatori …. . Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 45
Modello di Baron-Myerson (1982) Esiste un trade off tra soluzione di first best e concessione del surplus all’impresa Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 46
Modello di Baron-Myerson (1982) Immaginiamo una funzione di costo molto semplice C=aq L’impresa può avere due tipi di costi: a 1 (impresa inefficiente) a 2 (impresa inefficiente) con a 1 > a 2 Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 47
Senza asimmetria informativa Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 48
Il Modello di Baron e Myerson P’ 1 D P 1=a 1 E H A P 2=a 2 0 B Q’ 1 Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 C Q 1 49 Q 2 Q
Con asimmetria informativa -l’impresa inefficiente non ha interesse a mentire, e cioè a spacciarsi per impresa efficiente, perché in tale caso dovrebbe vendere il proprio servizio ad un prezzo più basso, P 1 invece di P 2, e cioè a un prezzo inferiore ai suoi costi, e registrerebbe una perdita (pari ad A+B+C+H); -l’impresa efficiente ha interesse a mentire. Se dichiarasse di avere costi marginali pari ad a 1, potrebbe infatti vendere, ad un prezzo P 1 > a 2 la quantità Q 1, lucrando una rendita informativa pari ad A + B. A fronte di questa rendita privata dell’impresa efficiente, vi sarebbe una perdita di efficienza allocativa, perché si avrebbe p > Cm, conseguente minore soddisfazione della domanda rispetto alla situazione ottimale, e una perdita di benessere pari a C. Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 50
Con asimmetria informativa Questo problema può avere due diverse soluzioni, che portano ad un diverso mix fra equità distributiva ed efficienza allocativa. Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 51
Con asimmetria informativa Prima soluzione L’impresa che si dichiari efficiente (dichiara Cm=a 2) avrà un contratto in cui: - il prezzo è uguale ai costi marginali p 2= a 2 - il trasferimento è pari alla rendita informativa a cui l’impresa efficiente rinuncia dicendo la verità sui suoi costi marginali: T 2 = A+B In questa ipotesi l’impresa efficiente non ha interesse a mentire, in quanto, dicendo la verità, ottiene lo stesso payoff che otterrebbe mentendo. Il contratto ipotizzato non interessa l’impresa inefficiente che, se si fingesse efficiente, dovrebbe vendere ad un prezzo pari a p 2, incorrendo in una perdita pari ad A+B+C+H, non compensata dal trasferimento, T 2, riconosciuto. Verrebbe quindi ristabilita l’efficienza allocativa (P = Cm) ma si avrebbe un costo in termini di distribuzione delle risorse, in quanto la rendita informativa pagata all’impresa efficiente (a scapito del surplus del consumatore) sarebbe molto elevata. Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 52
Con asimmetria informativa Seconda soluzione Si può ridurre il costo distributivo, accettando una minore efficienza allocativa. Il contratto che P propone all’agente sarebbe: se A dichiara a 1 (costo marginale alto e quindi impresa inefficiente) P offre un contratto con: - prezzo superiore al costo marginale, p’ 1> a 1, e quindi inefficiente dal punto di vista allocativo, - trasferimento fissato in modo tale da rendere nulli i profitti di A. Nel caso considerato nel grafico, il trasferimento assumerà un valore negativo, si tratterà cioè di un’imposta T 1 = -D. Se la produzione viene affidata all’impresa inefficiente, si avrà una perdita di efficienza allocativa pari a E Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 53
Con asimmetria informativa Seconda soluzione se A dichiara a 2 (costo marginale alto e quindi impresa efficiente), P offre un contratto con : - prezzo uguale al costo marginale, p 2= a 2, e quindi di First best, - trasferimento appena sufficiente a non renderle conveniente mentire. Quale è l’ammontare di trasferimento sufficiente a tale scopo? Se l’impresa efficiente mentisse, dichiarando a=a 1, avendo invece a=a 2, P le offrirebbe il contratto riservato all’impresa inefficiente: potrebbe quindi vendere ad un prezzo pari a p’ 1 la quantità q’ 1. Ricaverebbe un profitto pari a A+D. Dovrebbe però pagare D come imposta. Il guadagno che otterrebbe mentendo sarebbe quindi uguale ad A. Il trasferimento che le deve allora essere garantito per incentivarla a dire la verità è pari a T 2=A. Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 54
Con asimmetria informativa Seconda soluzione La rendita informativa pagata all’impresa efficiente in questa seconda soluzione è quindi inferiore a quella pagata nella prima soluzione, ACm Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 55
Con asimmetria informativa Seconda soluzione Questa perdita di efficienza, che discende dalla possibilità riconosciuta all’impresa inefficiente di vendere a un prezzo superiore al costo marginale, è dovuta - alla necessità di mantenere basso il trasferimento all’impresa inefficiente (T 1 è sempre inferiore a T 2) - non creare un interesse per l’impresa efficiente a mentire - evitare che l’impresa inefficiente vada in perdita, violando il vincolo di partecipazione. Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 56
Modelli con asimmetrie informative La regolamentazione in condizione di asimmetrie informativa è complessa. Il ruolo dello stato, anche in un’era di deregulation, resta rilevante, anche se con modalità diverse dall’intervento diretto. Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 57
Privatizzazioni La decisione di privatizzare è complessa perché: • privatizzare può significare cose molto diverse • la scelta non è tra produzione pubblica e privata, ma di istituzioni disegnate con un corretto sistema di incentivi • non è una scelta assoluta, ma dipende dal contesto storico Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 58
Diversi significati di privatizzazione • Mutamento della forma giuridica di un’impresa pubblica (privatizzazioni fredde) • Mutamento dell’assetto proprietario di un’impresa pubblica • Liberalizzazione dell’entrata in settore regolati o monopolizzati Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 59
Sistema di incentivi • Esterni: stimolo all’efficienza indotto da competitori che possono sostituirti nel ruolo • Interni: disegno di incentivi all’interno di un’organizzazione Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 60
Considerazioni storiche Nella fase di industrializzazione la presenza di imprese pubbliche nei settori di base può rivelaresi più opportuna di una politica di liberalizzazione spinta Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 61
I vantaggi della privatizzazione • Eliminazione delle inefficienze tecniche ed economiche • Eliminazione del potere politico-burocratico Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 62
I rischi della privatizzazione • • Trasferimento a privati della rendita di monopolio Possibilità di entrate inefficienti Instabilità dei prezzi Cream-skimming Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 63
Istituzioni e fasi delle privatizzazioni • • • Eventuale modificazione della struttura giuridica Creazione dell’Autorità Politiche di liberalizzazione Offerta pubblica di vendita Regolamentazione Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 64
Politiche di liberalizzazione • Analisi dei segmenti dell’attività da privatizzare, valutando quali corrispondono a monopolio naturale • Realizzazione delle condizioni di libertà di entrata Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 65
Offerta pubblica di vendita E’ lo strumento con cui si trasferisce la proprietà o parte di essa al mercato. • Problema della fissazione del prezzo • Conflitto tra politiche di tariffe a favore del consumatore e valore di mercato dell’impresa Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 66
Le privatizzazioni in italia • Nell’immediato dopoguerra prevale un esteso sistema di partecipazioni statali, che hanno mantenuto in mano pubblica non solo le utilities, ma anche banche e settori strategici (energia, industrie di base) • Il dibattito sulle privatizzaioni si avvia solo all’inizio degli anni 90, molto dopo le esperienze di UK e Francia Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 67
Le privatizzazioni in italia • Le prime privatizzazioni del Governo Amato nel 1992 (privatizzazioni fredde) • Privatizzazioni di imprese in cui non vi sono le condizioni del monopolio naturale • Le privatizzazioni delle banche • I settori strategici (Eni, Enel) • Il nuovo ruolo del Tesoro • Il difficile cammino delle utilities (Ferrovie, Poste, servizi locali) Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 68
Le privatizzazioni in italia Dal 1994 al 2006 le privatizzazioni hanno fruttato 94 miliardi di euro Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 69
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Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 71
Le cartolarizzazioni Operazioni assimilabili a privatizzazioni Creazione di società per azioni a cui sono trasmessi beni o crediti con il fine di - propiziare dismissioni degli stessi -utilizzando simultaneamente lo strumento dell’emissione al pubblico di titoli obbligazionari garantiti dai beni o la cartolarizzazione dei crediti - Il cui ricavato viene trasferito al bilancio dello stato Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 72
Le cartolarizzazioni Esempi: • La Patrimonio dello stato spa (2002) • Infrastrutture Spa (2002) che hanno operato su beni del demanio • La Società di cartolarizzazione di immobili pubblici (SCIP), che ha operato sugli immobili di proprietà degli enti previdenziali Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 73
Servizi locali di pubblica utilità Coinvolti più recentemente dalle politiche di privatizzazione delle aziende municipalizzate con un percorso molto lento Attualmente sono presenti almeno tre forme di gestione • Società private vere e proprie (molto raro) • Affidamento in house del servizio a una società di diretto pubblico completamente controllata dell’ente locale steso • Forme miste: creazione di una società di capitali in cui l’ente locale mantiene una quota di controllo. Obiettivo delle riforme in corso: Far valere il principio dell’affidamento dei servizi pubblici locali (luce, acqua, gas) mediante asta Bosi (a cura di), Corso di scienza delle finanze, il Mulino, 2010 74