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PLOTTING DIACHRONIC MAPS: THE ROLE OF METAPHORS (Relazione di Flavia Gangi e Gueli Giada) PLOTTING DIACHRONIC MAPS: THE ROLE OF METAPHORS (Relazione di Flavia Gangi e Gueli Giada) v Descrivere vie di estensione semantica attraverso metafore, le quali sono spesso strumento per determinare ruoli semantici v Alcune metafore, in particolare, sono molto utili per creare mappe diacroniche spieghino determinate polisemie non più immediatamente visibili

Il campo basico concettuale considerato è quello delle RELAZIONI SPAZIALI, tuttavia le fonti di Il campo basico concettuale considerato è quello delle RELAZIONI SPAZIALI, tuttavia le fonti di estensione metaforica possono essere diverse (ad es. relazioni umane). § Diverse fonti per uno stesso ruolo semantico indicano l’esistenza di diverse concettualizzazioni che possono dar vita ad inaspettate polisemie. § L’ assenza di polisemia invece tra ruoli semantici legati a concetti semantici vicini è del resto altrettanto significativa. § Alcune polisemie possono derivare dalla fusione tra ruoli semantici in origine distinti. § Nelle estensioni semantiche possono infine aver influito processi analogici e non necessariamente metaforici.

PATTERN POLISEMICI: sono condizionati dal dominio semantico di origine il quale, se visto diacronicamente, PATTERN POLISEMICI: sono condizionati dal dominio semantico di origine il quale, se visto diacronicamente, è spesso coincidente o similare. Il risultato è un mutamento semantico di tipo estensivo (se mantiene il significato originario) o restrittivo (se invece lo perde). Es. 1: COMITATIVO: caso estesosi ad esprimere lo strumentale mantenendo spesso anche funzione di comitativo Es. 2: LOCATIVO: caso estesosi ad esprimere il comitativo perdendo la funzione originaria di locativo Ciò che sembra un’ infrequente estensione semantica può spesso essere solo un’infrequente tipo di polisemia sincronica ma non diacronica: la gradualità è riscontrabile non solo nell’ampliamento ma anche nella riduzione semantica.

DOMINI DI ORIGINE E OBIETTIVO: Lo spazio viene assunto come fonte di concettualizzazione di DOMINI DI ORIGINE E OBIETTIVO: Lo spazio viene assunto come fonte di concettualizzazione di altri domini semantici più astratti. Questo avviene per il fatto di essere direttamente esperibile. Heine (1991): L’estensione semantica procederebbe dal dominio concettuale dello spazio ad altri domini seguendo in processo di progressiva grammaticalizzazione: ABLATIVO AGENTE FINE/SCOPO ALLATIVO > COMITAT. > STRUMENT. >TEMPO >CONDIZIONE > MODO LOCATIVO BENEFAT. DATIVO CAUSA PERCORSO POSSESSIVO RELAZI. SPAZIALI> RELAZ. UMANE> RELAZ.

Le relazioni che possono intercorrere tra soggetto e spazio sono potenzialmente infinite, ma pochi Le relazioni che possono intercorrere tra soggetto e spazio sono potenzialmente infinite, ma pochi sono i rapporti basici univocamente espressi da un caso: DIREZIONE: ALLATIVO ORIGINE: ABLATIVO LOCAZIONE: LOCATIVO TRAIETTORIA: casi/preposizioni non esclusivi ES: Inglese: IN (locazione) o TROUGHT Questo perché sia la traiettoria che la locazione mostrano di occupare lo stesso spazio concettuale tra origine e direzione (oltre ad essere entrabi atelici) ORIGINE LOCAZIONE TRAIETTORIA DIREZIONE

LOCAZIONE E ORIGINE: Da un’originaria struttura tripartita (direzione, origine e locazione), si è passati LOCAZIONE E ORIGINE: Da un’originaria struttura tripartita (direzione, origine e locazione), si è passati per riduzione ad una bipartizione: ORIGINE E LOCAZIONE/DIREZIONE. Questo processo è diacronicamente attestato: ad es. il latino ha eliminato la distinzione tra in+ablativo (locazione) e in+accusativo (direzione), assumendo l’ ablativo (caso che esprimeva l’origine) come marca del locativo (non più distinto dalla direzione) e perdendo così il suo originario significato di origine. Lingue romanze: francese e italiano: hanno seguito la bipartizione latina (es: sono A casa, vado A scuola) spagnolo: EN: locazione, A: direzione

Il francese mantiene tracce di questo processo in alcuni avverbi utilizzati per esprimere sia Il francese mantiene tracce di questo processo in alcuni avverbi utilizzati per esprimere sia la locazione che la direzione i quali risultano composti utilizzando la particella di origine DE (es: de+hors, de+avant, de+sun. . . ) Il est/va dehor: Egli è/va fuori (locazione/direzione) Tuttavia questi stessi avverbi possono essere usati per esprimere anche origine duplicando la preposizione de: Il vient de dehor: Egli viene da fuori (origine) Quindi De è un’originaria marca d’origine che solo in un secondo momento ha acquisito quella di locazione/direzione. Questo mutamento semantico ha portato alla perdita del significato originario perché spazialmente locazione ed origine sono ben distinti, non ci può dunque essere polisemia.

RELAZIONI UMANE: § Polisemia ORIGINE/AGENTE: visibile in molte lingue (greco, lingue germaniche. . . RELAZIONI UMANE: § Polisemia ORIGINE/AGENTE: visibile in molte lingue (greco, lingue germaniche. . . ) Ad esempio nelle lingue semitiche l’agente passivo si esprime con preposizioni vicine all’arabo MN (da) o ancora in turco si trova la postposizione dell’ espressione TARAFINDAN (dalla parte). Questo avviene poiché essa assume la metafora per cui AGENTI SONO ORIGINI, in quanto iniziatori dell’evento sono spazialmente concepiti come punto di partenza dell’azione. § Polisemia RICEVENTE/BENEFICIARIO/DIREZIONE: colui che riceve o è destinatario di un’azione rappresenta la direzione verso cui l’agente indirizza la sua azione.

POSSESSO: DIREZIONE O LOCAZIONE? • Tipo di relazione che implica un qualche grado di POSSESSO: DIREZIONE O LOCAZIONE? • Tipo di relazione che implica un qualche grado di controllo del possessore sull’ oggetto posseduto • Il possessore è metaforicamente assunto come locazione poiché esercita un controllo su ciò che possiede in virtù della sua vicinanza fisica allo stesso • Heine: «L’origine di una predicazione di possesso sta in un verbo di esistenza/locazione in cui il possessore è codificato come dativo/benefattivo/goal e la cosa posseduta è il soggetto» . Es: 1) Bretone: ur velo c’hlas am eus una bici blu a me è: Io ho una bici blu 2) Boliviano: waska tiya-puwan Quechua corda esiste per me: io ho una corda

3) Francese: le livre est à moi Il libro è a me: Il libro 3) Francese: le livre est à moi Il libro è a me: Il libro mi appartiene 4) Latino: Mihi est liber Il libro è a me: Il mio libro ESSERE ed ESISTERE sono verbi statici, paiono quindi esprimere una condizione spazialmente locativa più che direzionale (in tal caso dovremmo avere verbi di movimento).

COMITATIVO: Le marche del comitativo danno luogo a frequenti polisemie ma solo raramente indicano COMITATIVO: Le marche del comitativo danno luogo a frequenti polisemie ma solo raramente indicano relazioni spaziali, ciò non significa che la codificazione di questo ruolo semantico non abbia origine spaziale. La sua origine infatti, dove è ancora visibile, pare sia nel locativo. Lingue IE: Inglese: WITH > wid (antico inglese)= contro, opposto Tedesco: MIT > *medi- (protogermanico)= centro (simile all’inglese middle) Greco: ME > metà (greco antico)= tra, in mezzo Italiano: CON > cum (latino) > Ku (osco)= vicino, presso Come nel caso dell’estensione dall’origine alla locazione, l’originario significato di locativo pare essersi perso in favore di quello acquisito di comitativo.

Tuttavia le particelle/preposizioni che indicano questo ruolo semantico possono derivare anche non da relazioni Tuttavia le particelle/preposizioni che indicano questo ruolo semantico possono derivare anche non da relazioni spaziali ma da voci lessicali: 1) Estone: -GA (particella posta che esprime il comitativo) deriva dal balto-finnico *KAUSA= persone 2) Derivazioni da verbi che significano prendere, seguire. . . 3) Avverbi che significano «assieme» o significati simili Queste derivazioni altre rispetto alle relazioni spaziali spiegano perché la polisemia tra comitativo e nozioni spaziali sia rara e limitata.

ESPERIENTE: a) AGENTE: Giovanni minaccia Maria b) PAZIENTE: Il cane lo impaurisce Tuttavia il ESPERIENTE: a) AGENTE: Giovanni minaccia Maria b) PAZIENTE: Il cane lo impaurisce Tuttavia il caso più tipico in cui lo troviamo è il DATIVO: Es: Ungherese: Ez tetszik Péternek Questo piace Pietro (dativo) Questo piace a Pietro Del resto l’esperiente ha qualcosa in comune con l’agente, il paziente e il ricenvente/beneficiario: ESPERIENTE UMANITÀ AGENTE RICEV/ BENEF PAZIENTE + +/- - CAMBIO di ST. - - - + VOLITIVITÀ - + - - CONTROLLO

L’esperiente è spesso un partecipante statico all’azione: metaforicamente viene quindi inteso come locazione/contenitore di L’esperiente è spesso un partecipante statico all’azione: metaforicamente viene quindi inteso come locazione/contenitore di sensazioni, le quali sono a loro volta assunte come cose, il caso dativo si spiega quindi con questa condivisione del dominio spaziale proprio anche del locativo, e con l’essere simile al ricevente (anch’esso metaforicamente contenitore di sensazioni ed emozioni). Conferma di ciò arriva dall’estone in cui l’esperiente può essere espresso con l’ ADESSIVO, con il quale può essere espresso anche il locativo: Es dal finnico: 1) Mul on häbi / piinlik Io (adess) essere vergogna (nom)/ imbarazzo (nom) Io ho vergogna/ mi sento imbarazzato 2) Mul on vaja töötada Io (adess) è bisogno (nom) lavorare Io ho biosgno di fare un lavoro 3) Hänellä on hyvä maku Lui/lei (adess) è buon gusto (nom)

In alcune lingue l’ adessivo indica il possessore, può tuttavia esprimere anche l’esperiente: Es In alcune lingue l’ adessivo indica il possessore, può tuttavia esprimere anche l’esperiente: Es Francese: J’ ai faim Tedesco: Ich habe hunger Ho fame Sono affamato L’ estone e il finnico possono invece esprimere il possessore anche con l’ allativo ( direzione).

METAFORE COMPETITIVE: IL POSSESSORE: Il possessore è spesso espresso con il caso GENITIVO il METAFORE COMPETITIVE: IL POSSESSORE: Il possessore è spesso espresso con il caso GENITIVO il quale trae origine da marche di ablativo (caso che esprime l’origine). Questo è avvenuto perché il possessore è stato spazialmente assunto come origine del processo di possessione stessa. Questa metafora va dunque a competere con quella precedente, in virtù della quale il possessore, assunto come locazione, può essere espresso con l’ allativo (caso dell’esperiente ma anche della locazione appunto). Origine e locazione si confermano semanticamente ben distinti, l’assunzione di una di queste due metafore dipende dal punto di vista della codifica. In questo caso la marca di ablativo, estesasi al genitivo, mantiene di solito l’originario significato spaziale: Es. Tedesco: VON da di Seppure non sempre: Inglese: OF di (da solo con particolari verbi, ad es: indipendent of)

RICEVENTE E BENEFICIARIO: Esempio di frequente polisemia, poiché vengono entrambi espressi solitamente con il RICEVENTE E BENEFICIARIO: Esempio di frequente polisemia, poiché vengono entrambi espressi solitamente con il caso DATIVO ( o casi con simile funzione, ad es allativo): Es. Finnico: Vanhempi antoi lapselle lahjan genitore(nom) ha dato bambino (all) regalo (acc) Il genitore ha dato un regalo al bambino Diacronicamente è attestata l’estensione semantica dal beneficiario al ricevente: Es. ES/EIS greco: 1) greco omerico (direzione e scopo) Prôta mèn es Púlon elthè Per prima cosa verso Pilo (acc) vai (imperat. Aor) Per prima cosa vai a Pilo

2) greco classico ( direzione, scopo, beneficiario) Ho Kroisos tò pân es autòn epepoiḗkee 2) greco classico ( direzione, scopo, beneficiario) Ho Kroisos tò pân es autòn epepoiḗkee (art. nom. m) Creso (nom) (art. acc. sing) tutto (acc) per lui (acc) ha fatto Creso ha fatto tutto per lui 3) Greco post-classico e moderno: es/eis si è esteso ad esprimere il ricevente, mantenendo una S che si attacca alla parola considerata: Edosa to vivlio Ston Antone Ho dato il libro S (a)+(art. masch. acc) Antonio (acc) Ho dato il libro ad Antonio L’estensione semantica si è verificata partendo dalla direzione verso lo scopo e solo successivamente ha interessato beneficiario e ricevente Caso di processo inverso rispetto allo schema iniziale: da relazioni inanimate a relazioni animate

BENEFICIARIO non RICEVENTE: I marcatori del beneficiario possono avere anche origine diversa rispetto le BENEFICIARIO non RICEVENTE: I marcatori del beneficiario possono avere anche origine diversa rispetto le relazioni spaziali basilari: Es. Finnico: preposizione VOKSI posta, usata anche per esprimere la causa. Il significato spaziale di questa preposizione è «attraverso» , motivo per cui è stata estesa all’espressione della causa. Similmente: INGLESE FOR beneficiario, causa TEDESCO FÜR (˟fura= prima) e anche scopo LATINO PRO (di fronte a) GRECO HUPÉR (presso) Queste preposizioni non esprimono direzione, motivo per cui non si sono estese a codificare il ricevente.

METAFORE COMPETITIVE: BENEFICIARIO 1) Il beneficiario è la DIREZIONE verso cui verte l’agente: causa METAFORE COMPETITIVE: BENEFICIARIO 1) Il beneficiario è la DIREZIONE verso cui verte l’agente: causa di polisemia con il ricevente, anch’esso inteso come destinazione di un’azione. Il beneficiario gode di solito di un dato stato di cose ed è spesso il ricevente che l’agente si prospetta per la sua azione anche se magari questo intento non viene realizzato: Es. Maria ha cotto una torta per Paolo ma Sara l’ha mangiata prima che egli potesse vederla = (Paolo destinatario e potenziale beneficiario dell’azione di Maria) La polisemia si basa quindi sul fatto che un’azione intenzionale viene intesa come attuata anche se ciò non avviene. 2) Metafora attiva solo per il beneficiario che considera più complesse relazioni spaziali: l’esempio del latino (pro=di fronte a) e del greco (hupér=presso) indica che l’agente che si muove/agisce verso un potenziale beneficiario, si frappone spazialmente tra quest’ultimo e un possibile osservatore: ESISTENZA=VISIBILITÀ

DATIVO: Dalle più antiche fonti delle lingue IE sappiamo che esso tende a mescolarsi DATIVO: Dalle più antiche fonti delle lingue IE sappiamo che esso tende a mescolarsi con il LOCATIVO: le desinenze dei due casi spesso si assomigliano in quanto sono varianti morfologiche di uno stesso morfema. Nelle lingue IE, il dativo era la marca tipica per esprimere il ricevente, beneficiario, possessore e maleficiario. Il finnico questi ruoli vengono espressi da tre casi diversi ma tra loro correlati: ADESSIVO=possessore ALLATIVO=ricevente ABLATIVO=maleficiario Es. 1) Liisalla on kirja Lisa (adess) è libro (nom) Lisa (possessore) ha un libro

2) Liisalle tuli kirje Lisa (all) è arrivata lettera (nom) Lisa (ricevente) ha ricevuto 2) Liisalle tuli kirje Lisa (all) è arrivata lettera (nom) Lisa (ricevente) ha ricevuto una lettera 3) Liisalta katosi kukkaro Lisa (abl) è scomparsa borsa (nom) Lisa (maleficiario) ha perso la sua borsa Questi casi vengono considerati spaziali più per il loro nome che per il loro uso, il quale è prevalentemente legato a relazioni di tipo umano, codificate in diverso modo in base al dominio spaziale considerato come origine semantica di tale relazione.

LA TRAIETTORIA COME FONTE PER RELAZIONI UMANE : L’INTERMEDIARIO • Nonostante la minore “basicità” LA TRAIETTORIA COME FONTE PER RELAZIONI UMANE : L’INTERMEDIARIO • Nonostante la minore “basicità” della traiettoria tra gli altri ruoli semantici ciò non vuol dire che non possa funzionare come concetto indipendente nel dominio base dello spazio per metafore legate ad altri domini. es. Relazioni umane • In particolare è frequente l’estensione di marche di traiettoria nel ruolo di intermediario come l’inglese through. • Es: “They have to speak through an interpereter to be able to communicate effectively” • Un intermediario può pertanto essere visto come uno “strumento umano”, Tuttavia le marche strumentali non codificano strumenti umani ma differenti relazioni e possono essere utilizzati per scopi differenti quando accompagnano nomi “umani” in quanto è raro che un essere umano venga usato come strumento.

LA TRAIETTORIA COME FONTE PER RELAZIONI UMANE : L’INTERMEDIARIO • Inoltre un intermediario non LA TRAIETTORIA COME FONTE PER RELAZIONI UMANE : L’INTERMEDIARIO • Inoltre un intermediario non è semplicemente uno strumento: anche se l’intermediario agisce sotto istigazione di qualcun altro, lui controlla l’evento. • L’intermediario funziona dunque come un canale attraverso il quale l’agente raggiunge il proprio scopo. • La metafora alla quale approdiamo è : L’INTERMEDIARIO è IL CANALE E L’AZIONE è LA COSA TRASFERITA.

LA TRAIETTORIA COME FONTE PER RELAZIONI UMANE : L’INTERMEDIARIO • Tuttavia non vi sono LA TRAIETTORIA COME FONTE PER RELAZIONI UMANE : L’INTERMEDIARIO • Tuttavia non vi sono molti studi riguardanti le polisemie relative a questo ruolo semantico; nelle lingue indoeuropee sembra esserci una polisemia traiettoria, intermediario e mezzo come l’ing. Through. • La prep. dià + gen dimostra che l’estensione dalla traiettoria all’intermediario precede l’estensione dallo strumento al mezzo MA! In greco antico la distinzione tra strumento e mezzo non era codificata dunque l’estensione dall’intermediario riguarda entrambi i ruoli. • In molte lingue poi le marche di traiettoria si estendono all’agente. Es. il francese par che codifica traiettoria e agente passivo.

Relazioni non umane. Il dominio di base per lo strumento • Una fonte frequente Relazioni non umane. Il dominio di base per lo strumento • Una fonte frequente per le marche strumentali è data dai locativi; sembra esserci una diretta connessione tra spazio e strumentalità. • Ci sono varie ragioni per cui relazioni locative possono essere viste come strumentali , ad esempio alcuni tipi di strumenti sono anche luoghi dentro o sopra i quali collochiamo esseri umani. Es. I mezzi di trasporto. • Alcuni strumenti possono essere inoltre contenitori o fungere da supporto, ad es. una tazza può essere uno strumento per bere; una bottiglia uno strumento per contenere liquidi…

Relazioni non umane. Il dominio di base per lo strumento • Sembra esserci così Relazioni non umane. Il dominio di base per lo strumento • Sembra esserci così un’estensione analogica basata su una generalizzazione: • Alcuni contenitori/supporti sono strumenti Tutti gli strumenti sono codificati come determinanti una relazione di contenimento/supporto. • Come già detto le marche di traiettoria possono estendersi agli strumenti ma è chiaro che questa estensione debba essere mediata da un ruolo umano: L’intermediario. • Pertanto l’estensione che va dalla traiettoria all’intermediario, al mezzo e allo strumento è basata sulla metafora: UNO STRUMENTO/MEZZO è UN INTERMEDIARIO.

Lo strumento come dominio di base • Un’estensione frequente dello strumento è questione di Lo strumento come dominio di base • Un’estensione frequente dello strumento è questione di materiale: il materiale con cui qualcosa è fatto è concepito come lo strumento usato per farlo; la metafora proposta è : IL MATERIALE è UNO STRUMENTO PER CREARE OGGETTI. • Questo ruolo semantico ha un’altra fonte frequente nel dominio dello spazio che è l’origine, seguendo la metafora: GLI OGGETTI VENGONO FUORI DA SOSTANZE. • Per gli es. ricorriamo al Turco: • Tugladam bir ev • Brick-ABL a house “A house of bricks” • Bu ev tuglaya yapumistir • This house brick-STRUM make- PAST made with bricks. ” “This house is

Lo strumento come dominio di base • Un’estensione spesso discussa è quella che va Lo strumento come dominio di base • Un’estensione spesso discussa è quella che va dallo strumento all’agente, ciò implica che un ruolo non umano serva da base per uno umano. • Polisemie tra strumentale e agente sono frequenti nelle lingue Australiane; nelle lingue indoeuropee invece il significato originario dello strumentale è legato al comitativo. • L’estensione da marche strumentali a quelle di agente non è stata spiegata in termini di metafora ma può essere vista come una metonimia in quanto agente e strumento sono concetti contigui e lo strumento può essere visto come parte dell’agente.

Causa e scopo • Partendo da due metafore quali: LE CAUSE SONO ORIGINI DI Causa e scopo • Partendo da due metafore quali: LE CAUSE SONO ORIGINI DI EVENTI e GLI SCOPI SONO DESTINAZIONI ci si sposta dal dominio di relazioni astratte a quello dello spazio senza implicare uno stadio intermedio dove vi siano relazioni umane. • Ci troviamo agli antipodi della concezione di spazio, come la distanza che vi è tra agente e recipiente/beneficiario. MA! Se la polisemia tra recip/benef non è frequente lo è invece quella tra causa e scopo come l’ingl. For e spesso questa polisemia abbraccia il beneficiario ma non il recipiente. Es: • He ran away for fear (causa) • I bought a present for Mary (beneficiario) • Mary went out for dinner (purpose)

Causa e scopo • La prep. Greca dià+ acc che indicava causa, lentamente si Causa e scopo • La prep. Greca dià+ acc che indicava causa, lentamente si è estesa allo scopo e più tardi al beneficiario. • In greco moderno la prep jià indica scopo e beneficiario ma anche causa. • Il latino pro indicava prima beneficiario e scopo ma corrisponde a prep. In lingue romanze come il francese pour che indica anche causa.

Agente e possessore • I ruoli di agente e possessore possono condividere lo stesso Agente e possessore • I ruoli di agente e possessore possono condividere lo stesso dominio di origine; il gen di agente è comune in molte lingue indoeuropee dove, tuttavia, è limitato alle forme nominali del verbo. • Queste costruzioni partono da un gen. Possessivo che modifica un agg verbale; più tardi sono state estese ai verbi finiti. Troviamo uno sviluppo similare in Finnico che non presenta un reale agente passivo ma gli infiniti possono trovarsi con genitivi dando un’interpretazione agentiva. Es: • Kirja on minu-n kirjoitta-ma-ni • Book-NOM be-PRES. 3 SG I-GEN write-INF 3 -1 SGPOSS • “The book has been written by me”

Agente e possessore • Un agente di questo tipo può essere interpretato come possessore Agente e possessore • Un agente di questo tipo può essere interpretato come possessore di un’azione; un evento riferito ad una forma nominale è anche concepito come entità statica, come una cosa che può essere posseduta. La metafora è: • GLI AGENTI SONO POSSESSORI DI EVENTI E GLI EVENTI SONO LE COSE POSSEDUTE • La polisemia di agente e possessore può anche emergere in quanto prodotto di entrambi i ruoli connessi con l’origine nel dominio dello spazio es: il tedesco von (from) indica origine, possessore e agente passivo; tuttavia i due sviluppi • a) origine possessore e • b) origine agente sono storicamente indipendenti gli uni dagli altri.

Possessore e recipiente/beneficiario • La polisemia tra recipiente e beneficiario implica il caso dativo Possessore e recipiente/beneficiario • La polisemia tra recipiente e beneficiario implica il caso dativo ma è il recipiente, più che il beneficiario, che ha un contatto con il possessore. • L’estensione semantica va dal recip/benef al possessore: un recipiente è qualcuno che riceve un’entità che è stata trasferita, anche dopo che il trasferimento ha avuto luogo il recipiente è, anche se temporaneamente, il possessore dell’entità. Non vi è una metafora a riguardo in quanto il recipiente non è un possessore metaforico. • Si possono osservare estensioni parziali dal dativo a casi non prototipici di possessione come la possessione astratta in russo: Mne dvacat’let • Me-DAT twenty years “I am twenty years old”

Agente e recipiente/beneficiario • Una costruzione di questo tipo si ha però quando la Agente e recipiente/beneficiario • Una costruzione di questo tipo si ha però quando la forma verbale esprime obbligo o necessità; l’azione può o deve essere compiuta da un partecipante umano che sia concepito come il target dell’obbligo o della necessità. • Essendo i recipienti i “target” del trasferimento di eventi, possono essere visti come target di questi trasferimenti astratti; ciò spiega l’estensione dal recip/benef all’agente e la metafora sarà: • UN OBBLIGO è UNA COSA TRASFERITA

Agente e comitativo • La polisemia agente/comitativo è piuttosto infrequente; uno dei pochi esempi Agente e comitativo • La polisemia agente/comitativo è piuttosto infrequente; uno dei pochi esempi è lo strumentale in sanscrito che indica strumento, agente passivo e comitativo. • Il fatto che questa polisemia solitamente evitata può essere collegato alla natura del comitativo che implica un’entità umana che compie un’azione insieme ad un altro agente es: • Mary prepared dinner with Janet • La normale interpretazione della frase è che sia Mary che Janet sono attivamente coinvolte nell’azione del preparare la cena, entrambe sono quindi agenti. • Data la possibile cooccorenza di comitativo e agente, la polisemia viene meno

Comitativo e possessore • I ruoli di comitativo e possessore sono solitamente ben distinti. Comitativo e possessore • I ruoli di comitativo e possessore sono solitamente ben distinti. Questa mancanza di polisemia sembra connessa con un’altra tendenza delle marche di comitativo in costruzioni possessive a essere reinterpretate come marche di possesso piuttosto che come possessore. • Stolz(2001) sottolinea come questa estensione del comitativo sia basata su un concetto secondo il quale “essere con qualcosa” equivalga a “possedere qualcosa” Gli esempi ci sono dati dallo swahili e dal portoghese: • Hamisi a-na kitabu • Hamisi 3 SG- with book “Hamsa has a book” • E sentouse porque estava com medo • And sit-PAST. 3 SG+RIFL because be-IMPF 3 SG with fear • “And he sat down because he was afraid”

Comitativo e recipiente/beneficiario • Anche la polisemia comitativo e recip/benef è praticamente inesistente. • Comitativo e recipiente/beneficiario • Anche la polisemia comitativo e recip/benef è praticamente inesistente. • I comitativi vengono dai locativi e i recipienti dagli allativi ma le relazioni che il comitativo intrattiene con il proprio dominio di base è completamente diversa da quella che il recipiente intrattiene con il proprio dominio di base. • Le marche di relazioni spaziali che si estendono al recipiente solitamente preservano il loro significato spaziale VS le marche di locazione che si estendono al comitativo perdono ogni significato spaziale. • Anche nella relazione comitativa “STARE CON QUALCUNO” che implica vicinanza fisica la marca del comitativo non sembra connessa al dominio dello spazio.

Esperiente • Il ruolo dell’esperiente è codificato in vari modi, tuttavia non esiste un Esperiente • Il ruolo dell’esperiente è codificato in vari modi, tuttavia non esiste un caso la cui funzione principale sia codificare l’esperiente. • L’unica eccezione sembra essere il caso “affettivo” delle lingue daghestaniane la cui funzione primaria è quella di inserire l’esperiente in una serie di verbi esperienti (verbi di percezione e mentali). In origine l’affettivo era un caso spaziale che si è esteso all’allativo. • In molte lingue l’esperiente viene codificato attraverso il dativo come il recip/benef a causa dei tratti comuni ai due ruoli : umanità, controllo, avere la percezione di qualcosa. • Se non vi sono metafore possibili sul ruolo dell’esperiente, le lingue d’altra parte abbondano di metafore connesse al dominio dell’esperienza: LE EMOZIONI/SENSAZIONI SONO PERCEPITE COME CONTENITORI O COME COSE CONTENUTE NEGLI ORGNI DEL NOSTRO CORPO. Inoltre l’affettivo daghestaniano mostra come il collegamento tra il dominio dello spazio e quello dell’esperienza sia possibile. • Tuttavia, essendo il dominio dell’esperienza troppo complesso non si può codificare il ruolo dell’esperiente con una sola metafora.